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Personaggi

Emanuele Lena

«Alto, imponente, sempre con indosso un lungo impermeabile bianco: una leggenda tra i monti maceratesi» [N. Cavarischia]

Nome di battaglia: Acciaio
Tipo: Partigiani di montagna
Data di nascita: 1920
Data di morte: 1944
Luogo di nascita: Ragusa
Luogo di morte: Cividate Malegno (BS)
Nazionalità: Italiana
Regioni di azione: Marche
Operativo fuori zona di nascita: No
Morto in guerra: Si
Approfondimento
Descrizione
Emanuele Lena, ceresciuto in una famiglia siciliana benestante ed educato sotto il fascismo, nel 1940 si iscvrive alla Facoltà di agraria presso l’Università di Bologna. Nel 1942 è richiamato alle armi e l’8 settembre 1943 lo sorprende ad Alessandria, dove si trova di stanza come ufficiale di artiglieria. Sbandato a nord, come molti altri conterranei si dirige verso il sud Italia. Resosi conto della pericolosità del viaggio si ferma però a Tolentino, dove risiede una sorella suora del Carmelo, e decide di fermarsi in zona. Lei gli trova ospitalità presso una famiglia contadina, che Lena ripaga aiutando nei campi. Dopo la morte del compagno Salvatore Ficili, ucciso per aver tentato di sottrarsi a i bandi di arruolamento, matura in lui la necessità di agire. Recuperata un'arma, si mette in contatto con il Cln di Tolentino. Il carisma e l'audacia dimostrata nella lotta fanno sì che già nel gennaio 1944 venga nominato comandante del gruppo 201 della V Brigata Garibaldi Marche: circa 30 uomini, a cui è affidato il compito di controllare la strada statale 77, dove transitano i rifornimenti per il fronte di Nettuno e Cassino. Lena conquista subito il rispetto e l’ammirazione dei suoi uomini: è instancabile, sempre in movimento, abile interprete della guerra di guerriglia. La sua tattica operativa non è però gradita alla maggioranza dei settori politici e militari della provincia, in quanto ritenuta pericolosa e inadeguata alle circostanze. Pochi giorni prima dell’eccidio di Montalto (22 marzo 1944), il tenente e i suoi uomini vengono infatti disarmati dal Cln e suddivisi in altre formazioni. A seguito dei tragici effetti derivanti dalla logica dell’immobilismo, Acciaio ricostituisce il proprio gruppo, che da quel momento prende il nome di gruppo 201 volante. La formazione intensifica le azioni utilizzando piccoli nuclei mobili e il 15 aprile 1944 organizza la cattura del Capo provincia di Macerata, Ferruccio Ferazzani. L’azione però fallisce e Lena, pur sfuggito all’accerchiamento, braccato e con una grossa taglia sulla testa decide di abbandonare la zona. Probabilmente intercettato e costretto sotto la minaccia della deportazione in Germania all’arruolamento forzato nella Rsi, ricompare in maggio quale istruttore delle SS italiane presso il centro di addestramento di Cremona. Qui, secondo un rapporto della polizia fascista dell’ottobre 1944 «in collaborazione con le formazioni partigiane svolgeva fattiva propaganda antifascista e favoriva la fuga dei soldati dalla caserma». Il 16 agosto 1944 è quindi tratto in arresto e, dopo lunghi e violenti interrogatori, l’11 settembre è trasferito presso il carcere di Brescia, dove l’8 novembre viene prelevato per essere tradotto al comando della Gnr di Breno. Una nota dei carabinieri datata 1945 riferisce che durante il trasferimento in treno, nel corso di un supposto tentativo di fuga, sia stato ucciso da una raffica di mitra sparatagli alle spalle dalle guardie che lo scortavano.
Fasi
FASE II - Dal 08/09/1943 al 31/12/1943
FASE III - Dal 01/01/1944 al 03/06/1944
FASE IV - Dal 04/06/1944 al 12/11/1944
Aree
Linea Gotica
Eventi
Temi
La Resistenza dei militari
I nemici della Resistenza
La violenza nella Resistenza
Bibliografia
AA.VV., Tolentino e la resistenza nel Maceratese, Macerata 2003 [ed.or.1966]
E. Calcaterra, Biografie inedite. “Acciaio” guerrigliero scomodo, “Press News”, 3, 2010
C. Donati, Un eccidio nazifascista nelle Marche. Montalto, 22 marzo 1944, Fermo 2014