Figlio di uno scalpellino di orientamento socialista e di una casalinga cattolica, a sei anni si trasferisce in Francia, dove il padre si era recato a cercare lavoro. La famiglia si stabilisce alla Grand’Combe, in Occitania, nella Francia meridionale, un’area mineraria nella quale affluiscono lavoratori da molte zone d’Europa. Il padre si impiega in miniera, mentre la madre integra il salario cucinando per i minatori e lavando la loro biancheria. Nel luglio 1931 anche Giovanni, che nel frattempo è entrato nella jeunesse communiste, inizia a lavorare in miniera, scendendo per la prima volta nei cunicoli a quattordici anni. Nel novembre 1936 parte per la Spagna, dove entra a far parte del Battaglione Garibaldi, combatte a Guadalajara contro i fascisti italiani inviati da Mussolini a sostegno delle truppe di Franco, quindi sul fronte dell’Ebro, venendo ferito due volte. Nel 1940 torna in Italia, dove verrà arrestato poche settimane dopo il rientro, processato e condannato a un anno di reclusione e cinque di confino a Ventotene. È il più giovane dei confinati, ed entra in contatto con figure prestigiose dell’antifascismo, da Terracini a Secchia, da Bauer a Rossi, dalla Ravera a Pertini. Qui perfeziona il suo incerto italiano, legge e studia. Nell’agosto 1943, una ventina di giorni dopo l’arresto di Mussolini, lascia l’isola e si dirige ad Acqui Terme. Riprende i contatti col partito dopo l’8 settembre e viene inviato a Torino per collaborare alla creazione di una formazione di combattenti da impiegare in città per azioni contro i fascisti: il nucleo di quelli che diverranno i Gap, il cui compito era di «creare l’atmosfera di guerra», portare cioè la lotta dentro le città, mostrare che non vi era luogo sicuro per fascisti e nazisti. La prima azione risale al dicembre 1943: l’uccisione di un fascista all’interno del proprio negozio. Seguiranno altri attacchi simili, attentati, colpi di mano, sino alla fine del maggio 1944, quando viene inviato a Milano per ricostituire i Gap decimati dalla repressione. Dopo diverse azioni in città, in settembre viene di nuovo spostato, questa volta in Valle Olona per impiantare in zona un’unità gappista. Alla fine del dicembre 1944 rientra a Milano riprendendo il comando della 3^ Gap, che il 12 marzo 1945 elimina Cesare Cesarini, responsabile della deportazione di centinaia di operai. Partecipa attivamente alla liberazione di Milano. Il 14 luglio 1945 si unisce in matrimonio con Onorina Brambilla, Sandra, giovane gappista che era stata arrestata, torturata e deportata nel campo di Gries a Bolzano. Nel febbraio 1946 diviene presidente dell’Anpi di Milano e il 25 aprile 1947 viene decorato con la medaglia d’oro al valor militare. Dopo un incarico a Roma tra il 1948 e il 1949 presso la direzione del PCI, rientra a Milano e lavora nel campo dell’importazione e commercializzazione del caffè per i trent'anni successivi. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, per circa un decennio, rappresenta il PCI nel consiglio comunale cittadino.
FASE I - Dal 10/06/1940 al 07/09/1943
FASE II - Dal 08/09/1943 al 31/12/1943
FASE III - Dal 01/01/1944 al 03/06/1944
FASE IV - Dal 04/06/1944 al 12/11/1944
FASE V - Dal 13/11/1944 al 08/04/1945
FASE VI - Dal 09/04/1945 al 02/05/1945
FASE VII - Dal 03/05/1945 al 03/06/1946
Zona padana e prealpina
Nord Ovest
Fuori dai confini nazionali
Antifascismo e Resistenza
I nemici della Resistenza
La Resistenza e l'Europa
La violenza nella Resistenza
La memoria della Resistenza: il paradigma antifascista
G. Pesce, Senza Tregua. La guerra dei Gap, Milano 1967
G. Pesce, Quando cessarono gli spari. 23 aprile - 6 maggio 1945: la liberazione di Milano, Milano 1977
L. Borgomaneri, Li chiamavano terroristi. Storia dei Gap milanesi (1943-1945), Milano 2015